Image Alt

Intelligenza Artificiale e la compulsione normativa UE.

  /  Fare   /  Digitale   /  Intelligenza Artificiale e la compulsione normativa UE.
Artificial Intelligence

Intelligenza Artificiale e la compulsione normativa UE.

Intelligenza artificiale buona e intelligenza artificiale cattiva, è un po’ questo il discrimine della proposta di Regolamento sull’Intelligenza Artificiale approvato qualche giorno fa in Commissione Europea.

E’ evidente che l’Europa voglia giocare d’anticipo sul piano normativo, rapportandosi all’intelligenza artificiale graduandone il rischio ed individuando alcuni ambiti in cui, l’applicazione delle tecnologie ad essa connesse, possa rivelarsi pericolosa al punto tale da diventare rischiosa, se non anche inaccettabile.

Non è nostra intenzione soffermarci sulle tematiche etiche e morali che il tema dell’intelligenza artificiale può sollevare, quanto semmai sulle opportunità di approcciare il più grande strumento tecnologico del futuro secondo la discriminante del rischio e non quella di opportunità.

L’Europa non è nuova a queste forme di anticipazione e se vogliamo c’è una coerenza di fondo con quanto già fatto per la normativa sulla privacy.

Sicuramente la finalità è quella di una garanzia di tutela per i cittadini, se non fosse che, l’intelligenza artificiale è oggi il terreno di contesa della supremazia globale, terreno in cui l’Europa deve già colmare la distanza.
Gli investimenti in intelligenza artificiale vedono drammaticamente soccombere il vecchio continente rispetto a Nord America e Asia, con un rapporto rispettivamente di circa 1 a 6 e 1 a 3 e aggiungere vincoli normativi maggiormente restrittivi amplifica il rischio di perdere terreno su un tema così determinante.

Stati Uniti, Cina e anche Giappone, stanno rendendo la nuova tecnologia fulcro delle loro strategie nazionali di crescita e innovazione con miliardi di dollari di investimenti in capacità e infrastrutture di IA previste.
Insomma, i grandi sembrano essere più concentrati sugli aspetti tecnologici che su quelli giuridici. D’altronde, nessuna rivoluzione tecnologica è stata mai combattuta con il codice civile in mano.

Alle righe del codice civile oggi si contrappongono quelle di codice.

L’intelligenza artificiale ha un ruolo chiave non solo nella trasformazione digitale della società, dalle città intelligenti alla medicina del territorio, ma determina di fatto un’accelerazione senza precedenti dei cicli d’innovazione e il rischio che si possa ampliare il divario di produttività tra i paesi più avanzati e quelli più arretrati è concreto, ridisegnando gli equilibri produttivi globali.

Nonostante tutto, fino ad oggi la richiesta di brevetti di IA in Europa ha avuto una dinamica ben superiore a quella degli investimenti segno di una certa qualità del sistema della ricerca.
Proprio per questo, pur comprendendone la ratio, questo slancio normativo in avanti della Unione Europea ci lascia perplessi, il rischio di un continente in cui le tecnologie AI si sviluppino con il freno a mano tirato, concreto.

La compulsione normativa dell’Europa ha dimostrato spesso di rappresentare un ostacolo per la crescita, le imprese e l’economia, speriamo non sia così anche in questo caso.

Ai posteri, anzi agli algoritmi, l’ardua sentenza.

Michele Fioroni

Condividi: