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SUPPLY CHAIN FINANCE

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SUPPLY CHAIN FINANCE

Sono stati presentati lo scorso 17 marzo i risultati dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano riguardo alle ultime soluzioni all’avanguardia in questo settore.
Il Supply Chain finance è l’insieme di soluzioni che consentono ad un’impresa di finanziare il proprio Capitale circolante facendo leva sul ruolo che essa ricopre all’interno della filiera in cui opera e sulle relazioni con gli altri attori della supply chain.
Nell’ultimo anno il Covid ha completamente ribaltato tutti gli ambiti del business a cui il SCF Finance è fortemente legato. Ciò ha portato alla nascita di nuove ed efficaci soluzioni finanziarie, tanto da far “guadagnare” al SCF la definizione di “vaccino economico”
E’ emerso infatti, dalle ricerche dell’Osservatorio, come l’emergenza sanitaria economica e sociale che stiamo vivendo abbia ampliato la necessità di un sostegno di liquidità alle imprese e come il SCF sia lo strumento finanziario sempre più utilizzato per le crisi di liquidità all’interno delle filiere.

Analizzando il mercato, quello servito dal supply chain finance era costituito, nel 2019, per un quarto del totale dall’anticipo fatture e dal factoring diretto.

Nel 2020 i dati (che comprendono i primi effetti della crisi da Covid-19) evidenziano invece un crollo del Factoring (anche se meno che proporzionalmente rispetto alla diminuzione dei fatturati) e una forte crescita sia del reverse factoring che dell’assicurazione del credito. Nel 2020 il SCF è “esploso” come sistema manageriale non solo per finanziare le filiere ma anche come strumento di gestione del rischio e di continuità di fornitura, problema particolarmente rilevante manifatturiere in seguito all’emergenza sanitaria legata al Virus Covid-19.

I dati e la ricerca dell’Osservatorio hanno sottolineato come la maggior parte delle soluzioni di SCF fino a prima del Covid tendessero a rivolgersi ai soli fornitori di primo livello, mentre diviene oggi forte la necessità di soluzioni che arrivino a dare supporto di liquidità a quelle imprese che rappresentano l’ultimo anello nella catena del valore. Aspetto questo sempre più vero quando le supply chain sono internazionali o frammentate.

I ricercatori del Polimi hanno categorizzato le soluzioni di SCF presenti sul mercato in 4 modelli utilizzando come variabili discriminatorie il numero di piattaforme che vengono coinvolte nell’offrire la soluzione di SCF lungo i diversi livelli della filiera (una sola, o piattaforme multiple) e quanto l’impresa cliente (capofiliera) sia consapevole e abbia un ruolo diretto nell’offrire soluzioni di SCF.
Il primo modello è lo starting point e mostra come, in maniera un po’ inconsapevole, le soluzioni di SCF vengano estese agli altri operatori all’interno della filiera.
In questo modello l’impresa cliente (tipicamente di medio-grandi dimensioni, con un buon merito di credito e forte potere contrattuale lungo la filiera) offre, tramite una propria piattaforma, una propria soluzione di SCF al fornitore di primo livello. Quest’ultimo offre, a propria volta, la soluzione al fornitore di secondo livello che generalmente però non usa né la medesima piattaforma nè la medesima soluzione.
Quello che si espande sostanzialmente è una competenza relativa alla necessità di dare supporto finanziario.
Estendendo questo primo modello si converge al secondo, che nella ricerca viene chiamato modello di ambassador , caso in cui l’impresa cliente (la capofila) acquisisce un ruolo di promotore del SCF lungo la filiera e andando ad offrire esattamente la medesima soluzione, ai fornitori di primo livello e, successivamente, ai fornitori di secondo livello. Questo passaggio non avviene quasi mai con la stessa piattaforma tecnologica poiché si tende a cambiare o piattaforma o provider finanziario per adattarsi maggiormente alle caratteristiche dei fornitori a livelli diversi.
Espansione ulteriore è il modello chiamato Waterfall. In questo caso c’è proprio una replica della soluzione lungo la filiera: l’impresa cliente offre la propria soluzione di SCF e la propria piattaforma al fornitore di primo livello che decide di proporre la medesima soluzione con la medesima piattaforma anche al fornitore di secondo livello menzionando il ruolo dell’impresa cliente ma senza che questa abbia un ruolo attivo nell’andarla a proporre.
L’espansione ulteriore del modello Waterfall ci conduce infine al modello più interessante, più recente ed avanzato che viene identificato nella ricerca: quello di Deep Tier Finance.

In questo modello abbiamo un’impresa cliente che effettua un accordo con un istituto finanziario, per delegare di pagare alla scadenza chiunque possegga una “payment obbligation”. Quando il fornitore di primo livello emette fattura, l’impresa cliente accetta la fattura e la paga attraverso una “payment obbligation” nei confronti del fornitore di primo livello.
A questo punto il fornitore di primo livello si trova davanti ad una scelta: può decidere di utilizzare o meno la payment obbligation. Qualora non avesse bisogno di liquidità non l’accetta, e quindi l’istituto finanziario pagherà il fornitore alla data di scadenza con una soluzione molto simile a quello che avviene in un confirming.
Nel caso in cui invece decide di utilizzarla, il fornitore di primo livello ha due opzioni da poter utilizzare:
• Se ha necessità di liquidità richiede di avere un pagamento anticipato da parte dell’istituto finanziario, vantando un diritto sulla “payment obbligation”.
• Se non ha bisogno di liquidità diretta passa questa sorta di “token” (“payment obbligation”) ai fornitori di secondo livello e la usa per gestire il pagamento nei loro confronti.
Il fornitore di secondo livello a sua volta si troverà di fronte esattamente alla medesima scelta che ha dovuto affrontare quello di primo livello, cioè la scelta di usare o meno la “payment obbligation”.
Nel modello Deep Tier Finance sia la soluzione finanziaria che quella tecnologia, cioè la piattaforma che viene utilizzata, sono uniche.
Il modello è fortemente in crescita e di pieno interesse nell’attuale emergenza economica poiché si riesce ad estendere la stessa soluzione di SCF tra i diversi attori della filiera andando a colpire i nodi che ne hanno maggior necessità: le piccole imprese che sono all’ultimo livello di fornitura, che hanno disponibilità minori rispetto al fornitore di primo livello e che spesso si trovano anche in difficoltà di accesso al credito.

La ricerca infine evidenzia come stiano nascendo sul mercato soluzioni ancora più innovative che ragionano in termini di ecosistema network, in cui si abbandona la singola relazione cliente-fornitore e in cui la SCF viene replicata a diversi livelli imponendo la necessità di una visione del sistema come una rete. La Supply Chain infatti è interconnessa all’interno di un network in cui la singola impresa ha rapporti con più attori sia lato cliente che lato fornitore.
Queste soluzioni, fortemente legate allo sviluppo del FinTech, appaiono rappresentare sempre di più il futuro. Sono nuovi strumenti finanziari, legati ad un ripensamento generale dei rapporti commerciali, dei legami all’interno dei mercati, di quelle relazioni tra gli attori della rete e le loro interconnessioni totalmente sconvolte dall’avvento del COVID.
Per garantire il successo di queste soluzioni sarà sempre più necessaria la propensione lungo la filiera della condivisione delle informazioni, una nuova e piena attenzione da parte di tutte le imprese lungo la catena produttiva dei rischi operativi, in particolare di quelli di fornitura, la percezione della necessità, da parte delle aziende, anche quelle di piccole dimensioni di puntare sulla propria trasformazione digitale e non da ultimo la forte volontà e coinvolgimento da parte dell’impresa focale di dare supporto alla filiera comprendendo l’importanza e i vantaggi di mettere in atto una soluzione di Deep Tier finance.

Cecilia Moretti

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