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Missione Giovani

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Missione Giovani

Ho sempre avuto la convinzione, e credo pure di averlo scritto da qualche parte, che le risorse produttive critiche non sono oggi le infrastrutture, gli edifici, i macchinari, pur avendo il nostro paese un grave gap su questo versante, ma le abilità degli esseri umani. Oggi più che mai la chiave della competitività è nelle persone di talento ed il talento diventa una nuova forma di competenza.

I giovani sentono il bisogno per poter manifestare il proprio talento di poter lavorare e vivere in ambienti in cui si possano ispirare ad un obiettivo trascendente, diverso probabilmente da quelli che hanno guidato le generazioni precedenti che, allo stato dei fatti, risultano aver fallito su alcuni aspetti, non ultimo su quello morale.

E’ per questo che da quando sono diventato un amministratore di questo territorio, ho ritenuto prioritario pensare e progettare ambienti e dinamiche che consentissero di scovare, competenze, e rendono il talento in grado di esprimersi. Il talento è uno stato mentale contagioso che va oltre la conoscenza o sapere tecnologico e la grande sfida di oggi è quella di virare il genio individuale del singolo, al gruppo e al territorio.
Per parlare di giovani e con i giovani, bisogna tuttavia sforzarsi a conoscerli, a tratti capirli. La mia generazione è cresciuta vivendo il presente con la certezza di un futuro. Prima o poi l’occasione sarebbe arrivata, un lavoro, una casa. Insomma, più o meno luminoso, la certezza di un futuro c’era sempre. Quelli che oggi vengono definiti dai sociologi come generazione Z, vivono il presente con la consapevolezza di costruire, real time, il loro futuro. Questo li rende cinici, a tratti spregiudicati, pronti a lanciare la sfida al sistema, seguendo magari qualche profeta capaci di ispirarli. Ed eccoli partire così all’attacco di Wall Street, con la loro capacità di fare rete, sconvolgendo tutte le regole dei mercati finanziari, padroni dell’algoritmo, facendo di una azienda decotta, la star del listino newyorkese. Non sottovalutiamoli, una generazione di autodidatti, ignara dell’esistenza di un libretto di istruzioni, che trovano in rete ogni risposta e nei tutorial di YouTube un modello educativo, quello del fare, brutalmente pragmatico, perché appunto, quello che conta è il presente.
Privilegiano mezzi che prediligo la privacy ed odiano ogni ridondanza e prolissità. Cinicamente determinati, vogliono andare diritti al punto e soprattutto, alla proposta di valore.

Proprio questo li rende un target particolarmente efficace da ispirare con cause sociali veramente rilevanti, proprio perché hanno bisogno di sentirsi ispirati. Una generazione in perenne ansia da prestazione, che tende a privilegiare la quantità alla qualità del consenso e per cui l’approvazione si pesa in rete. Ma c’è un punto che li rende ancor più forti. Sono cresciuti tenendo in tasca un supercomputer, almeno se confrontato con i Vic 20 o i Commodore 64 della mia generazione. La potenza di calcolo di ordinanza e l’accesso ad una massa di contenuti sterminanti distrugge le stesse catene di trasmissioni della conoscenza e del sapere, rendendo sempre più rapidi i cicli di obsolescenza dei modelli formativi tradizionali. Non possiamo pensare di costruire il loro futuro se non ne conosciamo le regole di ingaggio. Sono disponibili allo scambio di informazioni e bene informati sulle regole, ma la loro fiducia va conquistata. Non bisogna solo avere fiducia nei giovani, bisogna riconquistare la loro fiducia. E’ questa la sfida della mia generazione ma, soprattutto, quella del nostro paese.

Michele Fioroni

#piùfuturo#piùcompetenze #giovani

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