La PA e gli anticorpi al cambiamento
La semplificazione amministrativa da anni è declinata quale priorità dell’azione politica nazionale e locale. Semplificare vuol dire rendere più snella ed efficiente l’attività degli enti pubblici e di fruizione più chiara e semplice per il cittadino. Il processo di semplificazione richiede necessariamente lo studio approfondito dei processi e dei modelli amministrativi.
Studio che dovrebbe condurre a un’eliminazione dei passaggi superflui e conseguentemente ad uno snellimento dello stesso. Conclusa la fase di studio il processo deve essere digitalizzato. Nonostante infatti le direttive unionali e governative molte amministrazioni pubbliche ancora oggi non offrono la totalità dei servizi in formato digitale, avendo invece semplicemente sostituito o affiancato alla consegna cartacea l’invio tramite posta elettronica certificata.
La digitalizzazione dei procedimenti e dei servizi pubblici è però oggi la traiettoria del futuro, l’amministrazione pubblica tutta deve infatti con celerità muoversi affinché i cittadini possano interagire con l’ente da remoto e fruire dei servizi in formato full digital. Altro tassello fondamentale è la semplificazione normativa. La complessità dell’agire della macchina pubblica infatti spesso è determinata dallo stratificarsi di disposizioni di fonti primaria o secondaria che appesantiscono il lavoro degli uffici ma che soprattutto vanificano l’antico brocardo della certezza del diritto.
Il cittadino infatti che debba districarsi tra la giungla di disposizioni normative mai con certezza può affermare di aver individuato la normativa di riferimento del settore, soprattutto quando trattasi di norme di diritto pubblico. L’azione dunque semplificatoria degli enti pubblici deve necessariamente essere affiancata da una costante azione di semplificazione normativa volta alla riunificazione dei testi normativi, alla riduzione delle duplicazioni regolamentari ed all’aggiornamento della norma. L’azione amministrativa negli anni è stata interessata da numerose riforme, prima fra tutte quella introdotta con la legge n. 241 del 1990. Il concetto stesso di amministrazione pubblica ha vissuto una forte innovazione anche grazie alle influenze sovranazionali.
La stessa azione amministrativa, teleologicamente orientata alla cura del pubblico interesse, non è più oggi intesa come un potere autoritativo unilaterale ma in costante relazione con l’interesse legittimo del privato cittadino in funzione di tutela e garanzia dello stesso. L’introduzione del concetto di amministrazione come “casa di vetro” e gli obblighi posti in capo agli enti volti concretamente ad implementare i principi di trasparenza, doverosità ed efficienza dell’azione amministrativa hanno profondamento mutato l’agire della pubblica amministrazione. Nonostante però le numerose novelle di riforma, la vera criticità in termini di semplificazione amministrativa è proprio la resistenza della macchina al cambiamento. Semplificare significa quindi prima di tutto trasferire al pubblico la necessità di modificare il modo di lavorare e i processi.
La pandemia mondiale ha profondamente mutato il sistema organizzativo del pubblico, costretto dalle contingenze necessarie, ma non è di certo sufficiente. La semplificazione amministrativa deve passare anche dalla riorganizzazione del lavoro e dei processi interni. Non basta semplificare il procedimento e digitalizzarlo, occorre cambiare il modo di raggiungere il risultato provvedimentale e di interagire con il privato. Gli strumenti tecnologici che il mondo oggi ci consegna devono essere fedeli alleati del funzionario pubblico.
Spesso la difficoltà sta anche nella gestione della mole di lavoro di competenza degli enti, in particolare di quelli di dimensioni ridotte. La collaborazione tra amministrazioni centrali ed enti locali deve dunque essere indirizzata al supporto ed al proporre sistemi nuovi di lavorare che consentano di far fronte alle sfide del domani. Basti pensare alle traiettorie europee che richiedono alle nostre amministrazioni di lavorare con interfacce API che consentano uno scambio dati sicuro tra enti e che come risultato finale portino a non dover richiedere più al cittadino di comunicare le informazioni richieste più e più volte. Gli anticorpi che la macchina amministrativa sviluppa al cambiamento devono essere sconfitti e per farlo è prioritario cambiare il sistema di lavorare, la cultura e stimolare la pubblica amministrazione al cambiamento, disegnando traiettorie chiare e programmi definiti.
Prima dunque di parlare si semplificazione amministrativa e digitalizzazione dei procedimenti è bene scardinare le logiche refrattarie e traghettare la macchina pubblica verso un processo di cambiamento che davvero possa far arrivare infine con maggiore efficienza ad offrire interazioni, procedimenti e servizi semplici e digitali.
Livia Luzi