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PNRR: la sfida dell’Umbria.

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PNRR: la sfida dell’Umbria.

PNRR, la sfida dell’Umbria? Riposizionarsi lungo la catena del valore, costruendo filiere sempre più integrate, attraverso specializzazioni verticali in settori evoluti. In altre parole, creare nuova economia valorizzando quella esistente.

E’ questa la sfida che l’ Assessorato allo Sviluppo Economico ha cercato di raccogliere nella definizione di alcuni dei progetti che compongono il PNRR regionale.
Il tutto prestando attenzione a costruire un approccio sistemico, che preveda molteplici punti di contatto tra le diverse progettualità.

Il punto di partenza è stato quindi l’analisi attenta delle debolezze del nostro territorio e di come esse possano essere superate puntando, in maniera rinnovata e innovativa, sulle sue potenzialità. Con la sola eccezione della siderurgia infatti e nonostante le tante eccellenze, l’Umbria ha una dimensione che rende difficile l’attuazione di progetti con una scalabilità industriale appropriata. E’ proprio per questo che, nel disegnare le linee di sviluppo futuro della nostra Regione, abbiamo cercato di ritagliarle un ruolo all’interno delle traiettorie di crescita del Governo, che ne valorizzasse tipicità, dimensione e le caratteristiche del tessuto economico.

In quest’ottica, il progetto “Suistanable Valley“, alla base del piano di rilancio del Polo Chimico di Terni, prevede la creazione di uno dei primi Poli Industriali decarbonizzati e la specializzazione sulla bioeconomia circolare, grazie all’integrazione della filiera dei biomateriali con quelle del comparto agricolo.
La volontà è quella di trasformare l’Umbria in una terra di specializzazione sui materiali di nuova generazione e in tale direttrice si inserisce anche la creazione di un distretto dei nanomateriali realizzato nell’altra area di crisi “Ex-Merloni” e fortemente integrato con il network che sorgerà nel ternano.

Nuove filiere in settori tradizionali ma anche in ambito digitale, con un approccio sempre teso a creare ecosistemi di eccellenza, a servizio delle imprese esistenti e di nuova imprenditorialità. È questo il caso del progetto “AGAIN”, che prevede la costituzione, attorno al primo Polo Fieristico Digitale del Centro Italia, situato all’interno di Umbria Fiere, di un distretto sulla Grafica Avanzata composto di un incubatore e un’ Academy Formativa.

Il rafforzamento delle filiere passa anche attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali avanzate applicate alla finanza. In quest’ottica, il progetto Umbria Fintech Exchange creerà infatti un sistema di compensazione multilaterale di crediti e debiti, favorendo quindi meccanismi di finanziamento all’interno delle stesse filiere, aumentando così la liquidità a disposizione delle PMI.

L’Umbria si propone quindi sul panorama nazionale come un territorio fertile per sperimentazioni innovative, soprattutto quelle per promuovere di nuovi modelli di riqualificazione di siti industriali dismessi basati su attività di specializzazione economica, con al centro sostenibilità e innovazione. E se integrazione delle filiere agricole con quelle della chimica verde, piuttosto che il distretto dei nanomateriali sono progettualità che cercano di trovare un modello risolutivo per le aree di crisi complessa, il Polo Regionale dell’Idrogeno e le tecnologie idroponiche, possono rappresentare uno schema di sperimentazione per la riqualificazione di siti industriali dismessi o nel caso specifico, le vecchie centrali a carbone.

Non ultimo, per ordine d’importanza, il tema del trasferimento tecnologico, con la costituzione una società regionale ad hoc, la Start&Go, che permette di rafforzare la filiera della finanza di rischio a servizio dei processi di generazione, radicamento e valorizzazione dell’innovazione. La società si doterà infatti, di strumenti differenti e innovativi, che garantiscano continuità di sostegno lungo l’intero percorso di maturazione dell’invenzione, dal finanziamento dei proof-of-concept, fino a investimenti nel capitale sociale delle start-up più mature e all’attivazione di meccanismi di corporate venture capital.

Una progettualità che punta in alto, con la consapevolezza che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non possa essere la somma di tanti progetti regionali, ma che le regioni debbano essere capaci di ritagliarsi un proprio spazio all’interno di una più strutturata strategia di Sistema Paese.

Michele Fioroni

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